venerdì 29 febbraio 2008

finalmente artefice

Non saranno troppe, tredici ? si chiese ironicamente, mentre le contava nel palmo della
sua mano, ripassando a mente le controindicazioni.

cio' che la societa' addita come una facile fuga, e la religione come un peccato
offensivo verso l'alito divino, era solamente la soluzione piu dignitosa.

si trovo' a chiedersi cosa sarebbe stato, se con la stessa fermezza e razionalita', con
la quale si stava allontanando dal proprio corpo, avesse affrontato il vortice che fin li
lo aveva portato. ma il passato non torna, se non sotto vesti diverse, richiamando i medesimi errori.

Poi, come quando esci di casa, e controlli di aver preso il telefono, e spento il gas, passo'
a mente tutto cio' che aveva lasciato in sospeso.
un libro' sul comodino, che non avrebbe mai terminato; un numero di telefono
scarabocchiato su di un foglietto, al quale non avrebbe mai telefonato, e parole oramai
prive di ogni senso, che non avrebbe mai detto a nessuno.

venuto al mondo suo malgrado, lottato invano per una felicita' beffardamente vicina ma irragiungibile dietro un muro di cristallo, finalmente artefice, di null'altro se non della fine,

sorridendo, si addormento'.

mercoledì 6 febbraio 2008

al postino che bussa sempre due volte, alle otto del mattino

che ti si possa incancrenire il cazzo causa disuso.

un milanese e' gia al lavoro
una persona normale dorme ancora
io, nella migliore delle ipotesi, sono alla seconda ora di sonno.
io, nella fattispecie oggi, sono a letto a guardare stronzate al computer, e fra una puntata e l'altra dei griffin, a cliccare svogliatamente su un lavoro troppo in arretrato, per dormire sonni tranquilli.

li mortacci tua (voglio essere inter regionale) manco e' per me, la posta, il mio cognome non figura neanche sul citofono, e il fottuto pulsante non e' neanche in cima alla lista.
dunque :
A) come porchiddio sai che cacherai il cazzo proprio al sottoscritto, sfigato per predestinazione divina
B) perche' cazzo non c'e' un fottuto portiere o inserviente terzomondiale ad aprirti il fottuto portone o il cranio.
C) perche' sono qui a postare bestemmie, quando tirarti una chiave inglese/disco da mezzo tera rotto, dal balcone, e tornarmene seraficamente a letto, sarebbe stata la scelta vincente ?

Dunque, ora che la mia bestemmia mattutina, ti ha augurato una giornata pessima quanto la mia nella media, me ne torno a letto, felice di svegliarmi quando tutto questo cazzo di emisfero se ne sara' andato a letto, e smettera' di prodigarsi nel rompermi il cazzo.
e poi lo stronzo che arreca disturbo, con schiamazzi notturni, sono io.

venerdì 1 febbraio 2008

un ricordo

ero felice.
indossavo una camicia arancione a maniche corte.
il cielo era grigio ma non importava, ero sotto l'effetto dell'amore e dell'erba.
la giornata di scuola era finita, si rideva anche se il sole non voleva.
voci e facce conosciute.

"oggi mi rompevo il cazzo, e poi italiano sicuro m'inculava, cosi' siamo stati tutta 'a matina sul lungomare"

avvolta nel suo scialle viola, e col libro goffamente, a riparare lanosi capelli dalla pioggerellina, usci' di scuola,
viso da bimba sognante, crucciata e assorta nei suoi mondi,
stupenda.

venne verso me.

i miei occhi, come sempre, le strapparono un sorriso.
i suoi come sempre, la mia anima.
"Tutto bene ?"
annui' tenera.
poi cosa cazzo fai, quando hai quell'eta', in quel posto, e sei impossibilmente innamorato di quella persona ?
neanche lo ricordo, ci credete ?

comunque fini' male.
peggio, non comincio' mai.

e sempre piu' spesso, mi accorgo, che il mio cuore si perse proprio in quel dannato, e agli occhi di molti, dozzinale, limbo.

comunque...

oramai pioveva, ma neanche importava, ascoltavo paterno, quella vita troppo pesante per quel viso cosi' dolce.
fui brezza su di un mondo troppo fragile da poter sfiorare.
e seppi da subito, che null'altro al mondo, sarebbe potuto essere vero, quanto quel mio sentimento.

neanche mano nella mano, lasciammo la folla, diretti alla fermata del bus.

quasi soli, aspettiamo il sistematico ritardo ritardo dell'autobus.
arriva, e ci mettiamo a sedere, ancora assorti.

il controllore.

lei tranquilla. io le cinquanta dell'abbonamento mel'ero belle che fumate, e poi quel controllore aveva una faccia di merda,
oltre che l'aver aspettato il bus sotto la pioggia.
dico, per sei anni, sono andato avanti fra impietose scuse, e carismatiche giustificazioni: mai un cazzo di biglietto, e poi, cristo, era 1 chilometro al massimo.
"O scendi, o ti faccio la multa"
alzo le spalle, si aprono le porte, e mi becco l'acqua, a 200 metri da casa.
riparte, e mentre evito le pozzanghere, cerco lei dai finestrini, solo per sorriderle, ma non e' al suo posto.
il bus si ferma, dalle porte,avvolta nel suo scialle, salta in una pozzanghera, e schizzandomi mi sorride.
sulle nostre teste non pioveva, e non mi importava altro.
ed e' cosi' che voglio ricordarti.