giovedì 21 maggio 2009

sogno

Sono in cucina, e' quasi l'alba
Sto lavando un piatto molto grande, dal quale sono certo abbiano mangiato due persone.
E sono felice.
Improvvisamente, l'acqua mi ustiona le dita
sbuffo, tanto e' normale, e continuo ad insaponare.
il piatto e' piu' piccolo di prima, ma ci hanno ancora mangiato due persone.
L'acqua continua a scottarmi, e mentre una smorfia mi si dipinge in viso,
sento di essere meno felice.

lunedì 27 aprile 2009

incapacitato

distante, metallo su metallo strideva
ne immaginavo scintille bruciarmi le tempia.
dalla finestra la luce e i rumori.
frastornato.

paralizzato dalle circostanti disarmanti ostilita'.

colpito al centro.

incapacitato.

come solo ad una macchina, alla quale non e' dato capire,
quello che succede, mi spaventa.

venerdì 24 aprile 2009

Fragilita'

Asciugandosi le lacrime
Intrappolando la loro fuga, tra gli impietosi segni del tempo sul suo volto,
corruccio' lo sguardo

respiro' profondamente.

E malconcio si avvicino' al suo banco di lavoro.
Le mani gli tremavano, la perizia con la quale in un sol sguardo, in gesti essenziali, abbracciava con amore, la meccanica delle cose, cullandole con passione verso la vita, era schiacciata sotto il macigno della paura e dello sconforto.

Fisso' la scatola con altri occhi.

Le sue finiture, la levigatezza delle sue superfici, l'aspetto a lui cosi' caro, cosi' intimamente familiare, assunse una connotazione angosciantemente incomprensibile, misteriosa.

Rispettoso, terrorizzato, lo prese tra le mani tremanti, con una innanturale devozione, lo scosse, portandolo all'orecchio, come solo un bambino o un profano, potrebbero fare.
ne cerco' fenditure, falle.

Con la paura di chi ama qualcosa che si sta sfaldando.
Di chi ama qualcosa e basta, non la somma dei suoi meccanismi, non la sua segreta alchimia.

Una semplice, dolce passione, troppo fragile da sondare, troppo difficile da investigare.
Si senti' disarmato, nello scoprire, che la sua invasiva curiosita', eccellente padronanza delle meccaniche, miserabilmente svaniva al cospetto dell'oggetto del suo desiderio, suo eterno amore.

Con immutata devozione, lo adagio' sul piano di lavoro, abbandonando la sua testa tra le mani, sentendosi gli occhi scoppiare.

Lacerato dal dubbio, tra il violare quel dolce misterioso meccanismo, chiamato amore, o lasciare che ogni cosa segua il suo corso, suo malgrado.

mercoledì 15 aprile 2009

a pensare piu' del dovuto

A volte mi chiedo se raggiungero' mai
la saggia meta' strada,
felice proporzione

tra una stucchevole ma confortevole normalita'
e la profonda ma dilaniante anormalita'.

giovedì 19 febbraio 2009



Stavolta e' diverso.
e dubito fortemente di poter riassumere lucidamente, senza fermarmi a piangere di gioia ad ogni riga, l'inaspettato, dolce, vitale, profondo, vero, e forse meritato, incontrollato flusso di eventi, di qualche giorno fa.

e mi chiedo se fosse solo la tristezza, a far fluire biliosi flussi di parole, fino ad oggi.

Suona la prima delle tre sveglie, sotto i miei occhi gia spalancati, nonostante poco piu che un ora e mezza di sonno.
mentre raccolgo mozziconi e pensieri, vagando per la mia stanza, mi chiedo se sta succedendo davvero.
mi chiedo, guardandomi allo specchio, cosa sto facendo, e cosa mi aspetto.
di rimando, con un sorriso, la figura assonnata mi chiede per quale motivo io abbia aspettato cosi' tanto.
e mentre straborda il caffe', dalla macchinetta sul fuoco, mi vesto, mi ustiono il palato, e sono in strada. fuori c'e' il sole, e non esiste niente di meglio, per farmi sentire fuori dal mondo, mentre le mie pupille si serrano, spaventate e fragili.

in completa fibrillazione, sono in tram, in lauto anticipo.
tanto non avrei dormito.
cosa diro' ? come mi comportero' ?
saro' il cinico bastardo che sono diventato ?
saro' irragiungibile, freddo, ferito, o clemente ma oramai ugualmente irragiungibile ?
e sopratutto, chi sara' lei ?
in cosa si sara' mutato, cio' che dieci anni fa, provava per me ?
in quello che ho dovuto sperare, per tutto questo tempo ?

non lo so, e l'aritmia aumenta il dubbio.
mi rendo conto, sorridendo, nervoso, di non avere come al solito un piano. non so cosa faro'
e preferisco non prendermi in giro, su cosa desidererei.
i miei desideri li ho calciati via anni fa, troppo dolorosi, troppo veri.

sono in stazione e guardo l'orologio. tremo.
non conosco il binario, so solo a che ore la mia vita potrebbe dimostrarsi un fallimento irreversibile, nel far sentire a disagio, una persona cosi' importante per me.
fantastico sull'aria terribile che potrebbe avere il mio volto.
rammento i consigli degli amici "Vik, niente occhiaie, e stai con i piedi per terra".
troppo tardi cari, mi sto giocando il tutto per tutto, e l'ho saputo sin dall'inizio.

faccio appello alla logica, e non certo alle nozioni lacunose di geografia, e sono al binario.
lo percorro tremante, mentre coppie si baciano, ricongiungendosi, e vengo preso da una stretta al cuore.
la stessa che non mi lascia, anzi quasi mi ammazza, quando il treno e' vuoto, e lei non e' li.
e con gli ultimi battiti del mio cuore, mi allontano dal binario, e cerco altrove.
poi ti sento, e il mio sguardo cade su di te.

ci paralizziamo entrambi per un lungo istante, e io trascino le gambe sempre piu intorpidite, verso di te.

ti guardo negli occhi, e realizzo di essere nelle tue mani. o forse, purtroppo, completamente fottuto, immaginandoti imbarazzata, scappar via dicendo "forse e' stata una cattiva idea"
invece...

non una parola, dopo tutti questi anni, solo un abbraccio che ne riassume un milione, che toglie il fiato, che libera il pianto, cosi' vero che neanche adesso, riesco a trattenerlo.

respiro il tuo profumo. e semplicemente mi rendo conto di non aver mai smesso di amarti. allo stesso modo in cui maledissi l'amore stesso, per non corrispondere alla propria definizione.

cosi', dopo un abbraccio che dura dieci anni, e che soffoca entrambe le nostre voci, cerco di allontanarti quanto basta, per rivedere i tuoi occhi, e sorrido alla puntuale ciocca di capelli finita nella mia bocca.
ti guardo negli occhi. e non mi sento piu' uno stupido ad averti amato cosi' tanto.
solo terrorizzato, nello scoprire di amarti ancora cosi' immutatamente.
ci prendiamo per la mano, e il mondo scompare, la stazione si svuota, e la mia mente si inonda di ricordi, non esisti che tu. e ho paura.

non ricordo cosa ci dicemmo, e probabilmente neanche tu.

ricordo solo le parole, data la loro tenera assurdita', che ci siamo detti, una volta a casa.

prima che le tue labbra, cercassero le mie.

ed e' stato li, che la realta' ha cominciato a sgretolarsi, e ho cominciato a cercarti, con tutti i miei sensi, per essere sicuro che fosse vero, e non il piu cinico e realistico dei sogni, al termine del quale, la mia vita non avrebbe avuto piu alcun senso.
e invece...
e invece non era un sogno
e come disse De Andre', "non c'e' stato molto da dire o da pensare"
e' stato tutto magico, delicato e incredibile.
conoscerci e riconoscerci. terminare l'uno le frasi dell'altra.
intrecciare i nostri sguardi, febbrili. semplicemente magico.

cosi', in quelli che sono stati i quattro giorni piu' belli della mia vita, o probabilmente il caffe' piu lungo in assoluto, mi hai concesso di donarti il mio affetto, facendomi sentire un re.

premiando i miei gesti, e ricambiandoli con azioni e parole sincere, che non hanno fatto altro che alimentarne la forza, portando entrambi in un circolo vizioso di amore e follia.

adesso sono due ore, dal tuo ultimo messaggio, che non solo non posso smettere di pensare a te, alla tua voce ma non posso smettere di celebrare quanto mi stai rendendo felice.
voglio vivere la mia vita nel piu splendido dei modi, e regalarla solo a te, unico amore mio, finche' tu vorrai, non vorro' piu perderti per nessuna ragione al mondo.

e non voglio smettere di piangere: queste lacrime hanno lo stesso dolce sapore delle tue labbra.

venerdì 6 febbraio 2009

Fuori piove proprio come se dio cel'avesse giusto con me.

mi rintano tra quattro mura affumicate, e incomincio a sprecar parole.
non mi chiedo piu, perche' lo faccio.
oramai lo so.
e' solamente per poter dormire almeno quelle 4 ore a notte, sapere di non essersi tenuto tutto dentro.
dove anche il piu bel fiore, e' destinato a marcire.
mi scontro con l'ingratitudine e la freddezza.
Ascolto Rimmel di de Gregori, e di certo non mi aiuta.
dopotutto neanche mi hai dato modo, di confondere i miei alibi, con le tue ragioni.
e come una tartaruga senza guscio, ho scelto di continuare a vivere la mia vita.
scoprendo i fianchi, la schiena, e anche il culo, a chi mi sta vicino.
a chi rispetta e accetta le mie debolezze, le mie vulnerabilita'.

chi con malizia affonda la lancia, non trova nessuna resistenza, solo vigore, nelle mie lacrime silenziose.
per tutti gli altri, invece, donatemi anche un sasso, o neanche, vi vorro' bene per sempre.

martedì 3 febbraio 2009

Errori comuni

forse non tanto

ma nel tumulto misto fat-ntfs, brulicante di cybermunnezza in triplice copia, che popola i miei computer, e nella fattispecie i miei desktop, capita di incappare in piccole poesie tipo.

Si e' verificato un errore durante la copia del file:
Impossibile copiare la cartella "porcodio" nella cartella "porcamadonna"
...

Impossibile rinominare il file o la cartella:
La cartella di destinazione, contiene gia' un file dal nome "diocane"
...

Impossibile eliminare il file "gesucristo.mb"
il file potrebbe essere protetto da scrittura, o gia in uso
...

mi sa che formatto, porcodio.