sabato 23 agosto 2008

non e' un paese per giovani

sirene, sguardi ostili.
l'auto con i fari mezzo rotti, corre nella notte, sussultando sull'asfalto irregolare.
pattuglie, individui sospetti.
puttane dell'est, telecamere nascoste.
in quella che sta diventando sempre piu gotham city, bisogna stare attenti sia alla legge che ai criminali.
patentato ancora per miracolo, libero per scherzo, sfido la legge e la sorte.
il sole sta sorgendo, fuggo dalla sua vista, aspetto ancora la luna e il suo velo materno, sulle nostre innocenti ma pericolose traversate.

mercoledì 13 agosto 2008

ultime parole famose...

Ti ho fatto la parmigiana di melanzane, il catto' di patate, i puparuncielli di fiume, c'e' la provola fresca e la pasta al forno.

da domani dieta pero', eh...

lunedì 11 agosto 2008

pietre

su di una spiaggia fra miriadi di sassi tondi e affusolati, una roccia scalfita e spigolosa, si riposo' da un tumulto di correnti, che li la porto'.
d'un tratto tutte interruppero l'armonioso tondeggiante superficiale scivolarsi addosso, per fissarla.
cosi' diversa cosi' spiacevole alla vista e al contatto.
lei non vi bado', infranta e affranta com'era.
ogni graffio, ogni spaccatura, era un ricordo di un forte impatto, ogni bruttura, una ferita.
nessuno l'avrebbe limata, i loro sguardi si limitavano a notare la sua diversita'.

poco distante, ubriaco, a faccia in giu un uomo inventava questa stronzata, l'ultima birra ancora in mano, il cuore perso in un paese distante. intorno a lui, pietre affusolate, insensibili alle correnti, scivolavano lontano da lui.

il punto ? nessuno, filava meglio quando ero ubriaco

venerdì 1 agosto 2008

aspettavo

un giorno, di troppi identici.
appiccicosi ed apatici.
mi svegliai senza mal di testa, cominciai a vagare per casa.

raccogliendo pensieri e lattine vuote, e differenziandole negli appositi sacchetti.
per una beffa del destino, ripesco un tuo vecchio messaggio, gelido e cinico, colmo di cattiveria e menefreghismo, carico della forza del verme che ti scopava, su di un telefono che non uso piu.
e altrettanto ironicamente, da un libro di Bukowsky, scivola via, un biglietto che scrissi per te, dove con una carezza ti lasciavo a letto, uscendo in cerca di cornetti caldi.

cosi' in un momento ebbi un illuminazione.
si, ero incazzato, forse non con il destino, ma con te.
con te, che preferisci guardarmi da lontano, come stai facendo adesso.
con te, che hai trattato il resto del mondo, come avresti dovuto trattare me, e mi stai lentamente lasciando scivolare via, mentre il tuo viso stara' deliziando altri occhi.
gli occhi di qualcuno che sai bene, non ti scrivera' poesie, non accettera' bassezze, non ti conoscera' come ti ho conosciuta io.

sai, le persone sono molto complesse, e non ci vuole molto, che cambino a seconda di chi gli sta vicino.
ti ho conosciuta bene, nelle tue luci e nelle tue ombre, e quel che ho capito, e che tu difficilmente vorrai capire, e' che insieme, in un modo o nell'altro, eravamo entrambi persone migliori.

cosi' guardo l'orologio, e alla finestra il sole sta lasciando spazio alla luna, la stessa che da tempo non mi parla, che cerca l'attenzione di altri principi azzurri.
pesco vestiti a caso dal mucchio ed esco
esco, in preda alla malinconia, e senza una meta precisa, mi ritrovo in una parte della citta' che ho attraversato mille volte. qualcosa che mi manca e che non e' piu la stessa.
ed e' in quel momento, quando con gli occhi lucidi osservo la polvere sulla tua finestra, e torno indietro, che comprendo perche' sono qui.

sono qui perche' aspettavo
aspettavo invano, aspettavo speranzoso.
non volevo smettere di crederci.

adesso so che l'ho fatto solamente per me.
mentre tu sei nelle braccia di chissa' chi, e per motivi che neanche tu vuoi conoscere, mi osservi da lontano, chiediti perche', per me, non hai mai avuto la forza di darmi un sorriso quando te lo chiedevo.

torno a casa, e prenoto un biglietto, su di un affollato, caldo treno, che mi riportera' lontano, almeno da quella strada oramai insignificante, per me.