lunedì 27 aprile 2009

incapacitato

distante, metallo su metallo strideva
ne immaginavo scintille bruciarmi le tempia.
dalla finestra la luce e i rumori.
frastornato.

paralizzato dalle circostanti disarmanti ostilita'.

colpito al centro.

incapacitato.

come solo ad una macchina, alla quale non e' dato capire,
quello che succede, mi spaventa.

venerdì 24 aprile 2009

Fragilita'

Asciugandosi le lacrime
Intrappolando la loro fuga, tra gli impietosi segni del tempo sul suo volto,
corruccio' lo sguardo

respiro' profondamente.

E malconcio si avvicino' al suo banco di lavoro.
Le mani gli tremavano, la perizia con la quale in un sol sguardo, in gesti essenziali, abbracciava con amore, la meccanica delle cose, cullandole con passione verso la vita, era schiacciata sotto il macigno della paura e dello sconforto.

Fisso' la scatola con altri occhi.

Le sue finiture, la levigatezza delle sue superfici, l'aspetto a lui cosi' caro, cosi' intimamente familiare, assunse una connotazione angosciantemente incomprensibile, misteriosa.

Rispettoso, terrorizzato, lo prese tra le mani tremanti, con una innanturale devozione, lo scosse, portandolo all'orecchio, come solo un bambino o un profano, potrebbero fare.
ne cerco' fenditure, falle.

Con la paura di chi ama qualcosa che si sta sfaldando.
Di chi ama qualcosa e basta, non la somma dei suoi meccanismi, non la sua segreta alchimia.

Una semplice, dolce passione, troppo fragile da sondare, troppo difficile da investigare.
Si senti' disarmato, nello scoprire, che la sua invasiva curiosita', eccellente padronanza delle meccaniche, miserabilmente svaniva al cospetto dell'oggetto del suo desiderio, suo eterno amore.

Con immutata devozione, lo adagio' sul piano di lavoro, abbandonando la sua testa tra le mani, sentendosi gli occhi scoppiare.

Lacerato dal dubbio, tra il violare quel dolce misterioso meccanismo, chiamato amore, o lasciare che ogni cosa segua il suo corso, suo malgrado.

mercoledì 15 aprile 2009

a pensare piu' del dovuto

A volte mi chiedo se raggiungero' mai
la saggia meta' strada,
felice proporzione

tra una stucchevole ma confortevole normalita'
e la profonda ma dilaniante anormalita'.